giovedì 15 novembre 2007

Telecom, ritardo su scelta vertici distrugge valore

di Mathias Wildt

MILANO (Reuters) - Il ritardo dei nuovi azionisti di controllo di Telecom Italia nella scelta del management sta colpendo la capitalizzazione del titolo e il morale dell'azienda.

Lo sostengono alcuni analisti e investitori interpellati da Reuters, mentre continua l'attesa circa la possibile sostituzione degli AD e presidente, Riccardo Ruggiero e Pasquale Pistorio.

Telefonica, Intesa Sanpaolo, Generali, Mediobanca e la famiglia Benetton hanno concluso lo scorso aprile l'accordo con Olimpia per il passaggio del controllo della tlc alla holding Telco. Il closing dell'operazione è avvenuto il 25 ottobre dopo l'ok condizionato dell'antitrust brasiliano circa il ruolo di Telefonica.

"Non è un avvio propizio" commenta Robert Grindle, analista di Dresdner Kleinwort. "Non aiuta né il morale del gruppo, né gli azionisti".

Il titolo Telecom ha perso il 6% dall'inizio dell'anno, a fronte del +41% di Telefonica, +22% di France Telecom e +6% di Deutsche Telekom, nonostante i margini della società italiana siano più ampi delle rivali francese e tedesca.

"I nuovi azionisti hanno distrutto valore" dice Alessandro Frigerio, fund manager di Rmj.

Secondo il gestore ha avuto un ruolo anche il conflitto tra i colossi bancari Intesa Sanpaolo e Unicredit, che non è azionista ma possiede temporaneamente il 18% di Mediobanca.

"In Telecom abbiamo uno scontro frontale tra Unicredit e Intesa" afferma Frigerio. "Mediobanca e Generali non possono approvare un AD di Telecom Italia che non sia approvato da Profumo".

Per mesi sui media è stata aggiornata una lista di potenziali candidati che vede in prima fila per il ruolo di AD l'ex AD di Eni e presidente della stessa Telecom Franco Bernabè, per quello di presidente l'ex presidente di Mediobanca Gabriele Galateri di Genola.

Secondo il quotidiano Finanza e Mercati, se lo stallo perdurasse Generali sarebbe pronta a vendere a Telefonica la propria partecipazione.

L'AD della società spagnola, Cesar Alierta, fa parte del board di Telecom in rappresentanza del 10% indirettamente in mano al suo gruppo che secondo gli analisti sarebbe orientato ad ampliare.

"Un consorzio di azionisti non è una buona ricetta per un processo decisionale rapido" conclude Grindle. "Speriamo che questo non sia un modello per il futuro".

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