La Chiesa versa soltanto il 5 o il 10 per cento del dovuto allo Stato con una perdita dell’erario di almeno 400 milioni di euro ogni anno. Il beneficio dell’Ici si estende anche agli immobili commerciali: per essere esentati è sufficiente che un cinema, un albergo, un ristorante siano vicini a una chiesa.
La Corte Costituzionale ha bocciato nel 2004 il vantaggio fiscale agli enti ecclesiastici, ma il beneficio è resuscitato col governo Berlusconi nel 2006, prima delle elezioni. I decreti Bersani 2006 hanno lievemente limitato le esenzioni, ma di fatto l’Ici continua a non essere pagata. Come dice Curzio Maltese (qui l’art. su Rep. 25/6/07), “c’è chi in Italia è abituato a ottenere privilegi da qualsiasi governo e autorizzato a non pagare il fisco, ma sul quale nessuno osa moraleggiare. Pena l’accusa di anticlericalismo”. Ma l’Unione Europea non si fa problemi: sarà aperta una procedura di infrazione per violazione delle norme sulla concorrenza. Ma – avverte Maltese – “ un’infrazione in più o in meno non cambia molto. (…) Quale che sia la decisione, i governi italiani troveranno sempre modi di garantire un paradiso fiscale assai poco mistico alla Chiesa”.
martedì 26 giugno 2007
I furbetti del conventino
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1 commento:
La Chiesa...
la vera domanda è: la chiesa (intesa come clero) ha ancora un potere "elettivo" dominante? Quanto influisce sugli elettori?
Se ai tempi della DC si poteva affermare con certezza questo potere, adesso le cose sono cambiate. Io penso che adesso le cose possano realmente cambiare... ma non so quanto Mastella e quella parte della Margherita confluita nel PD siano d'accordo.
Senza coraggio non si va da nessuna parte
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