Epifani e Bertinotti dovrebbero ricordare le seguenti circostanze:
1. I sindacati concordarono con l'allora ministro del Lavoro, Maroni, che la legge istitutiva del famoso scalone che portava in un colpo solo l'età pensionabile da 57 a 60 anni, avrebbe avuto il loro accordo alla condizione che la sua entrata in vigore fosse stata posticipata di tre anni. Epifani ricorda certamente quel patto. Infatti la legge Maroni, approvata dal Parlamento nel 2004, entrerà in vigore soltanto il primo gennaio del 2008.
2. Quanto a Bertinotti e a quelli che si aggrappano al programma elettorale del centrosinistra reclamando l'abolizione dello scalone "senza se e senza ma", la memoria (e il testo di quelle 281 pagine) dovrebbe ricordargli che lo scalone, una volta abolito, "sarà sostituito da provvedimenti che in tempi graduali facciano fronte all'aumento demografico della popolazione, ferma restando la compatibilità con l'equilibrio del bilancio". Il "senza se e senza ma" non figura affatto nel programma elettorale ed è invece circondato da alcune condizioni che Prodi e Padoa-Schioppa stanno cercando ormai da sette mesi senza riuscire ad ottenere il gradimento della "lobby" sindacale e politica che ha perso la memoria di quanto aveva pattuito con Maroni nel 2004 e con tutti i partiti del centrosinistra nella stesura del programma del 2006.
3. Sia i sindacati che la sinistra politica hanno anche perso la memoria di uno dei punti essenziali della legge Dini sulle pensioni, che prevedeva la revisione dei coefficienti salario-pensione, da effettuarsi dopo dieci anni dall'entrata in vigore della legge. Fu approvata nel 1995 e quindi i coefficienti andavano rivisti nel 2005. Ma i sindacati ottennero dal solito Maroni di rinviare la revisione al 2006. Arrivata la scadenza, i sindacati hanno voluto un altro rinvio e comunque la revisione dei criteri di applicazione dei coefficienti. È stata insediata una commissione che deciderà entro l'anno in corso.
E.Scalfari, Rep. 8/7/07
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