sabato 28 luglio 2007

Aids, niente vaccino perchè i farmaci rendono di più

Gli economisti non hanno dubbi: se ancora oggi non esiste un vaccino contro l' Aids, a più di vent' anni dalla scoperta del virus, è anche colpa dell' industria farmaceutica. Che guadagna molto di più con i farmaci che con le vaccinazioni. Secondo Michael Kremer della Harvard University di Boston e Christopher Snyder della George Washington University di Washington, i vaccini sono utili a chi non è ancora infetto, mentre i farmaci servono a chi è già malato: hanno quindi un mercato sicuro, rispetto a un mercato basato su rischi potenziali. Ecco perché non conviene investire. Non solo: il costo delle terapie antivirali può essere affrontato dal ricco Occidente, mentre i vaccini sono destinati soprattutto ai Paesi poveri, che hanno scarse risorse economiche. «Non si può negare - commenta Giuseppe Pantaleo, del Centre Hospitalier Universitaire Vaudois di Losanna, fra i massimi esperti di vaccini presenti al congresso dell' International Aids Society in corso a Sydney - che la ricerca sui vaccini sia ad alto rischio per le aziende perché richiede grandi investimenti, senza la certezza di risultati in tempi brevi. Ma la gente deve anche capire che l' industria privata deve far soldi e non investe senza ritorno. Ecco perché sono indispensabili i finanziamenti pubblici, dei governi e di altre organizzazioni. Questa è la storia di tutti i vaccini». Sta di fatto che lo Iavi (International Aids vaccine initiative), un' organizzazione che promuove la ricerca in questo settore, aveva stimato, nel 2002, che sui 430-470 milioni di dollari destinati alla ricerca sui vaccini, soltanto 50-70 milioni arrivavano dall' industria privata. Ma questo non è l' unico motivo di ritardo. All' inizio del 2000 «Shots in the dark», un libro-denuncia del reporter di Science, l' americano Jon Cohen, puntava il dito sui pregiudizi politici che, soprattutto negli Usa, avevano rallentato la ricerca. Poi la situazione ha cominciato a cambiare: il governo americano ha iniziato a investire(come altri, quello italiano compreso, ma con poca visibilità sui risultati raggiunti nella messa a punto di un vaccino, tanto che non c' è traccia delle sperimentazioni negli atti del congresso di Sydney) e finanzia con 800 milioni di dollari l' anno la ricerca sui vaccini attraverso i National Institutes of Health dove lavora lo scienziato più famoso al mondo nel settore, Anthony Fauci, consulente della Casa Bianca per le malattie infettive emergenti. «Tutti devono contribuire allo sviluppo di vaccini, industria compresa - dice Fauci -, ma alle industrie dobbiamo fornire le basi scientifiche perché accettino il rischio». Alle istituzioni la ricerca di base e all' industria lo sviluppo dei prodotti? È così? «Non credo - continua Fauci - che ci debba essere un' esasperata balcanizzazione dei ruoli: oggi alcune industrie fanno anche ricerca di base e alcune istituzioni partecipano allo sviluppo». Ritardi nella ricerca sui vaccini sono innegabili, ma quest' ultima ha ripreso quota anche grazie ai privati, come la Fondazione Bill Gates, che proprio l' anno scorso le ha destinato 287 milioni di dollari in cinque anni, di cui 15,3 sono andati al centro di Losanna diretto da Pantaleo. «Siamo a un punto di svolta - dice Pantaleo - e anche le aziende hanno cominciato a muoversi. La francese Sanofi e l' americana Merck, storicamente impegnate nel settore delle vaccinazioni, stanno supportando, rispettivamente, due imponenti studi sull' uomo, uno in Thailandia su oltre 16.000 volontari sani e uno su 3.500 persone in Usa, nei Caraibi e in Brasile: i risultati sull' efficacia si avranno fra poco, entro il 2008». Lo studio del vaccino è andato a rilento anche per un altro motivo, questa volta tecnico: la complessità del virus, che cambia rapidamente e sfugge al controllo delle difese immunitarie. «Questi vaccini preventivi - spiega Pantaleo - non impediscono l' infezione, ma controllano la malattia e ne bloccano la trasmissione. La loro efficacia potrebbe attestarsi sul 30-40 per cento, non molto, ma sufficiente se si pensa a un impiego su popolazioni a rischio elevato». Tutti i vaccini si basano sull' utilizzo di un virus (virus del raffreddore, del vaiolo del canarino o di quello umano) che contengono geni dell' Hiv da soli o combinati con pezzi di Dna che servono per produrre proteine dell' Hiv. Prossimi traguardi? Usare anche il virus del morbillo come «trasportatore» di geni dell' Hiv nel corpo umano e stimolare le difese protettive.
* * * 40 MILIONI DI CONTAGIATI in tutto il mondo dal virus dell' Aids
* * * 25 MILIONI DI MORTI per Aids nel periodo tra il 1981 e il 2005
* * * LE SPERIMENTAZIONI «Thailandese»: Vaccino con canary-Poxvirus (virus del vaiolo degli uccelli) e una proteina dell' Hiv: sperimentato su 16.400 volontari sani in Thailandia. È tollerato: l' efficacia si conoscerà nel 2009 *** «Americano»: Vaccino con Adenovirus (virus del raffreddore) e geni di proteine dell' Hiv: è allo studio su persone sane, ma a rischio. È diretto contro il virus diffuso nei Paesi occidentali (virus di tipo B) *** «Sudafricano»: È il vaccino «americano» che ora viene sperimentato in Sudafrica: si pensa che possa essere efficace anche contro il virus di tipo C, diffuso in Africa *** «Europeo»: Vaccino con Poxvirus (virus del vaiolo umano), sperimentato su 140 persone in Francia, Germania, Svizzera e Gran Bretagna. Se dimostrerà di stimolare il sistema immunitario, lo studio proseguirà

Adriana Bazzi, Corr. 27/7/07




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