martedì 3 luglio 2007

Un mondo normale, senza Carlo Buora

Oggi sia Repubblica che il Financial Times hanno deciso di occuparsi di Carlo Buora.

«Che in Telecom regni una confusione senza precedenti lo dimostra il comportamento tenuto nella vicenda dell´Opa sul fondo Tecla. Telecom possedeva fino al 15 maggio scorso il 10% di Tecla attraverso la joint venture Tiglio 1, nella quale compariva con una quota di minoranza (45,7%) rispetto ai soci forti Pirelli Re e Morgan Stanley (51%). Ebbene il 15 maggio Telecom acconsente a vendere il 10% di Tecla al prezzo di 575 euro per ogni quota: a comprare è un´altra scatola, Gamma Re, costituita per l´occasione da quei prezzemolini di Pirelli Re e Morgan Stanley e che di lì a poco (il 22 maggio) lanceranno un´Opa su tutte le quote di Tecla al prezzo di 590 euro.
Succede poi che sull´osso degli immobili Tecla si avventano anche Goldman Sachs e Caltagirone facendo lievitare il prezzo d´offerta a 690 euro. Risultato finale: ieri Pirelli Re annuncia di aver superato il 50% delle quote di Tecla e l´unica a rimetterci è Telecom che ha venduto a 575 euro ciò che un mese dopo è stato comprato a 690 euro. Domanda: il vicepresidente Carlo Buora, per vent´anni manager di spicco di Pirelli, ha fatto gli interessi di Telecom, l´azienda in cui lavora?»

“Interessi immobiliari”, G. Pons, Rep. 3/7/07


Si può recuperare qui l’articolo di P. Betts ("The dream team that could reconnect Telecom Italia", Financial Times, 3/7/07), che finisce così:

«In un mondo normale, il tandem Pistorio-Bernabé - senza Buora e Ruggiero - sarebbe un’ottima soluzione per Telecom Italia. Ma questo non è un mondo normale, specialmente in Italia».
Betts, infatti, spiega anche che non ci sono (validi) motivi per sostituire Pistorio con Galateri alla presidenza di Telecom.

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