Oggi sia Repubblica che il Financial Times hanno deciso di occuparsi di Carlo Buora.
«Che in Telecom regni una confusione senza precedenti lo dimostra il comportamento tenuto nella vicenda dell´Opa sul fondo Tecla. Telecom possedeva fino al 15 maggio scorso il 10% di Tecla attraverso la joint venture Tiglio 1, nella quale compariva con una quota di minoranza (45,7%) rispetto ai soci forti Pirelli Re e Morgan Stanley (51%). Ebbene il 15 maggio Telecom acconsente a vendere il 10% di Tecla al prezzo di 575 euro per ogni quota: a comprare è un´altra scatola, Gamma Re, costituita per l´occasione da quei prezzemolini di Pirelli Re e Morgan Stanley e che di lì a poco (il 22 maggio) lanceranno un´Opa su tutte le quote di Tecla al prezzo di 590 euro.
Succede poi che sull´osso degli immobili Tecla si avventano anche Goldman Sachs e Caltagirone facendo lievitare il prezzo d´offerta a 690 euro. Risultato finale: ieri Pirelli Re annuncia di aver superato il 50% delle quote di Tecla e l´unica a rimetterci è Telecom che ha venduto a 575 euro ciò che un mese dopo è stato comprato a 690 euro. Domanda: il vicepresidente Carlo Buora, per vent´anni manager di spicco di Pirelli, ha fatto gli interessi di Telecom, l´azienda in cui lavora?»
“Interessi immobiliari”, G. Pons, Rep. 3/7/07
Si può recuperare qui l’articolo di P. Betts ("The dream team that could reconnect Telecom Italia", Financial Times, 3/7/07), che finisce così:
«In un mondo normale, il tandem Pistorio-Bernabé - senza Buora e Ruggiero - sarebbe un’ottima soluzione per Telecom Italia. Ma questo non è un mondo normale, specialmente in Italia».
Betts, infatti, spiega anche che non ci sono (validi) motivi per sostituire Pistorio con Galateri alla presidenza di Telecom.
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