giovedì 5 luglio 2007

Così funzionavano i derivati Italease. Le banche ringraziano, i clienti pagano

"Pensava di aver fatto un semplice leasing, si è ritrovato in mano una sorta di bomba a orologeria. Mario Rossi (così lo chiameremo) è uno dei 2.200 clienti di Italease rimasti invischiati nella farsa (beffa?) dello scandalo derivati che ha visto protagonista la banca milanese guidata, sino al 4 giugno scorso, dall'ex a.d. Massimo Faenza.Il signor Rossi, imprenditore del Nord, insieme a un leasing per un capannone da poco meno di 4 milioni di euro, ha firmato un derivato da 5 milioni che scade tra 4 anni (il cui contratto qui riproduciamo).Lui pensava, e il contratto così recita, di aver sottoscritto un semplice Irs: cioè una sorta di protezione contro il rialzo dei tassi futuri e quindi sulla stabilità della rata di interessi che avrebbe dovuto sborsare. Ma quella protezione era (ed è) assolutamente fittizia e il derivato- beffa non è un semplice Irs, ma uno strutturato complesso che cela un pericolo devastante. Quale? Se i tassi di mercato saliranno anche solo per poco tempo sopra il 5,25% da qui al 2011, il signor Rossi rischia perdite esponenziali per svariati milioni di euro. Come è possibile? Semplice, o meglio, complicato. Nella determinazione del tasso variabile che Rossi paga a Italease ogni tre mesi c'è l'amara sorpresa. Lo spread che si paga ha applicato un moltiplicatore di 3 volte sui tassi a breve. Se i tassi rompono la barriera di 5,25%, ogni centesimo in più viene pagato dal cliente con una leva moltiplicata per tre e per ogni trimestre. E quello spread si memorizza cumulandosi ai trimestri successivi. Non solo. Cosa analoga avverrà (spread cumulato moltiplicato per tre volte) se i tassi scenderanno sotto il 2,25% nel corso dei prossimi anni. Quindi la copertura reale avviene solo in un ristretto corridoio con i tassi compresi tra il 2,25% e il 5,25%. Al di là di queste barriere, Rossi comincia a pagare. E salato. Altro che protezione, altro che semplici plain vanilla. Quello che Italease ha venduto al signor Rossi era un "derivato con sorpresa", con quella fascia (sopra il 5,25% e sotto il 2,25% dell'Euribor a tre mesi) protetta e con il rischio moltiplicato per tre volte tutto a carico del cliente se il corridoio dovesse essere infranto.Va detto che il signor Rossi forse si è fatto ingolosire da quel primo anno di vita (il 2006) in cui poteva solo guadagnare, dato che incassava almeno il 4,2% pagando a Italease solo l'Euribor a tre mesi. Ma quello "sticky floater" o "collar" (così lo denominano gli ingegneri finanziari) funzionava un po' come prodotto-civetta, garantendo guadagni e capitale al sicuro in condizioni normali di mercato e scaricando sul sottoscrittore rischi di perdite esponenziali in situazione "estreme".
E definire estrema l'ipotesi, invece assai concreta, del superamento della soglia del 5,25% dei tassi a breve da qui al 2011 appare fuorviante. Un prodotto così congegnato, con quel virus letale incorporato, non poteva che andare in perdita. Fu Italease a segnalare al nostro imprenditore che a fine 2006 (solo sei mesi dopo la stipula del contratto) il valore di mercato era in rosso per 20mila euro. Poi, a fine giugno 2007, la perdita era salita a ben 230mila euro. Che il derivato-beffa di Rossi non sia un'eccezione, ma la norma lo dimostra l'escalation negativa del monte derivati di Italease che, da un valore di mercato in perdita per poco più di 200 milioni a fine 2006 è lievitato fino a 730 milioni in sei mesi. Soldi che Italease ha sborsato (finora per un costo di 610 milioni) per chiudere i contratti. E chi ha incassato? Le sette banche d'affari che hanno confezionato i derivati-beffa. Prima a incassare era stata la stessa Italease. Dal collocamento di questi prodotti Faenza aveva raccolto 144 milioni (un terzo dei ricavi della banca) solo nel 2006. Ora restano sul campo solo macerie".

S. Elli e F. Pavesi, Sole 5/7/07

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