sabato 21 luglio 2007

Risparmi per 20 miliardi se le pubbliche amministrazioni fossero virtuose

Se le amministrazioni pubbliche fossero virtuose si potrebbe risparmiare un punto e mezzo di Pil, pari a circa 20 miliardi di euro l'anno. Luigi Giampaolino, presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e fornitura, nella sua relazione annuale per il 2006, ha sottolineato che questa cifra potrebbe essere tagliata se le amministrazioni spendessero meglio. Giampaolino ha sottolineato che solo per beni e servizi la Pubblica amministrazione in Italia spende ogni anno una cifra pari a circa 117 miliardi di euro, che corrisponde all'8% del Pil. «I conti - spiega Giampaolino - sono presto fatti. Studi a campione riferiti al periodo 2000-2005 rilevando variazioni significativi nei prezzi pagati dalle diverse Pubbliche amministrazioni hanno calcolato che se tutte le amministrazioni pagassero lo stesso prezzo, portando le meno virtuose a livello delle più virtuose, si potrebbe ottenere un risparmio di circa il 20%: vale a dire un punto e mezzo circa del Pil. Una cifra comunque sottostimata alla quale vanno aggiunte le spese per il lavori pubblici».Secondo Giampaolino «è di tutta evidenza non solo l'opportunità, ma l'indispensabilità di un'azione di vigilanza e la missione quindi dell'autorità preposta istituzionalmente a tale azione, volta a garantire, attraverso la libera concorrenza nei mercati di riferimento, anche la qualificazione e il contenimento della spesa pubblica».Confermata la tendenza delle amministrazioni a bandire gare di piccoli importi. «Il mercato è molto frammentato - si legge nel rapporto - sia sul versante dell'offerta che su quello della domanda», con il risultato che le imprese italiane difficilmente hanno interesse a stutturarsi «per competere fuori del nostro Paese dove la concorrenza ha come protagonisti gruppi di grandi dimensioni». Riscontrata anche «la ricorrenza di non trascurabili indici di accordo tacito tra le imprese partecipanti alle gare diretto a pilotare l'aggiudicazione e acquisire il controllo delle commesse».Giampaolino ha anche denunciato gli scarsi investimenti in infrastrutture di Autostrade. Nel corso del quinquennio 2000-2005, ha detto Giampaolino, «si è avuto un incremento tariffario molto superiore all'inflazione, in assenza di tutti gli investimenti previsti nei piani», con «un aumento dei ricavi a causa della sottovalutazione dei volumi di traffico all'atto della sottoscrizione delle convenzioni di concessione». Il presidente Giampaolino ha ricordato l'indagine condotta dalla sua Autorità di vigilanza con la quale si rilevò «che le sub concessionarie non hanno rispettato la percentuale massima prevista dalla legge per quanto riguarda gli affidamenti a imprese proprie e/o controllate, con grave lesioni degli obblighi di legge e del bene della concorrenza e del mercato in questo importante settore».Altissime le spese per gli arbitrati, che sono costati oltre 291 milioni di euro, escluse le spese relative allo svolgimento del giudizio. «Un business smodato per i cosiddetti arbitri - commenta il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro - per pagare i quali si sono spesi circa 300 milioni di euro, una somma che da sola sarebbe sufficiente per far funzionare l'autorità giudiziaria ordinaria». Soldi che, secondo Di Pietro, andrebbero dati al «ministero della Giustizia per far funzionare i tribunali ordinari, anziché darli agli arbitri che si autoliquidano le proprie parcelle».Questa mattina il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto al Quirinale i componenti dell'Authority per la vigilanza sui contratti pubblici. Oltre al presidente Luigi Giampaolino, anche i componenti, Alessandro Botto, Giuseppe Brienza, Piero Calandra, Andrea Camanzi, Guido Moutier, Alfonso Maria Rossi Brigante. (n.co.) 16/7/07

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