mercoledì 18 luglio 2007

Dell'Utri, tentata estorsione in concorso con un boss. Ecco perché è stato condannato

«Non risulta esistesse fra Vincenzo Garaffa (ex presidente della Pallacanestro Trapani e poi senatore repubblicano, ndr) e Publitalia alcun contratto in base al quale il primo fosse debitore di alcunché alla seconda. Né tale obbligo poteva derivare da impegni, anche verbali o informali, che potessero quantomeno legittimare il convincimento» di Marcello Dell' Utri «di essere effettivamente creditore per la somma richiesta». Anzi, «nel caso concreto si esigeva la consegna di denaro contante, senza fattura, senza ricevuta, senza contabilizzazione». E difatti «da parte di nessuno e per conto di nessuno fu adombrata la possibilità di ricorrere al giudice per risolvere la questione», essendo «evidente che Dell' Utri era a conoscenza della non tutelabilità del diritto che si pretendeva di far valere. Nessun diritto da tutelare, nessuna pretesa azionabile, nessuna prospettazione di ricorso al giudice, ma soltanto la minaccia a Garraffa di "fargli cambiare idea": con ciò confermando che» Dell' Utri «sapeva bene che ricevere o meno il pagamento non dipendeva da una situazione di diritto, ma soltanto da una situazione di forza, dalla pressione esercitata su Garraffa, dalla possibilità di pretendere il pagamento con una semplice richiesta, piuttosto che con mezzi violenti o minacciosi» fatti balenare tramite un boss trapanese. In base a queste motivazioni, depositate nei giorni scorsi, la terza Corte d' appello ha confermato la condanna a 2 anni del parlamentare di Forza Italia (che trova «ingiusta» le sentenza e si prepara a impugnarla in Cassazione), in concorso con l' ergastolano capomafia trapanese Vincenzo Virga, per tentata estorsione aggravata nel 1992 di Garraffa. Per il basket, Garraffa aveva ottenuto dalla «Birra Messina» (gruppo «Dreher-Heineken») una sponsorizzazione di 1,5 miliardi di lire, ma in seguito - secondo l' indagine del capo della Mobile trapanese Giuseppe Linares poi sviluppata dal pm Maurizio Romanelli - esponenti di Publitalia (di cui era amministratore Dell' Utri) gli avrebbero chiesto la retrocessione «in nero» di metà dei soldi, «allo scopo di creare fondi occulti». Al rifiuto di Garraffa, Marcello Dell' Utri lo avrebbe minacciato prima a parole («Io le consiglio di ripensarci, abbiamo uomini e mezzi che la possono convincere a cambiare opinione»), poi con la visita del capomafia trapanese Vincenzo Virga venuto in ospedale a parlargli del debito, infine giungendo (per Garraffa) a porre il veto alla sua presenza in una puntata antimafia del Maurizio Costanzo Show. Per la Corte d' appello che ha emesso la sentenza, dunque, nessun esercizio arbitrario delle proprie ragioni, come invece prospettato in via subordinata dalla difesa di Marcello Dell' Utri. Al quale, anche in virtù di precedenti condanne per false fatturazioni, la motivazione (estensore Francesca Manca) nega le attenuanti generiche che farebbero scattare la prescrizione: «Il suo impegno culturale è circostanza estranea all' oggetto di valutazione che, per quanto ampio, non può estendersi agli interessi personali, pur apprezzabili, dell' imputato». E «del tutto inopportuno, poi, sarebbe compiere una valutazione, a questi fini, del suo impegno politico».

IL BASKET Lo sponsor L' ex presidente della pallacanestro Trapani aveva ricevuto una sponsorizzazione dalla «Birra Messina» di 1,5 miliardi di lire
LE MINACCE Fondi neri Esponenti di Publitalia avrebbero chiesto al capo della «Pallacanestro» di restituire in nero la metà dei soldi. Scopo? Creare fondi occulti


Luigi Ferrarella, Corr. 17/7/07

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